domenica 24 maggio 2020

Dalle ceneri al fuoco


La Pentecoste: fine di un percorso ma anche un nuovo inizio 



“Prima catechesi sulla Pentecoste” 

Siamo partiti il mercoledì delle ceneri nel deserto, con le ceneri, e ora siamo di fronte al dono del fuoco, dello Spirito Santo.

Gli apostoli ora parlano molte lingue in mezzo a una folla ed iniziano anche le spine: sono da alcuni presi per ubriachi.

Abbiamo quindi fatto un percorso inverso, dalle ceneri al fuoco. Quasi a Significare che all’uomo, pur riconoscendosi creatura fragile come la cenere, sia data una grande vocazione. Dove sembra esserci il fallimento in realtà c’è la possibilità di divenire fuoco.

Assistiamo a una grande manifestazione: gli apostoli parlano tante lingue: è il dono della libertà, della ricchezza della differenza. Di rivive l’evento della torre di Babele, costruita per raggiunge Dio, segno di superbia omologante: tutti parlavano la stessa lingua. Ma Dio vuole la differenza. Grazie allo Spirito Santo questa differenza umana, simboleggiata dalle lingue, non è più un ostacolo. Dio permette la comprensione se ci si affida allo Spirito Santo.


Infine vediamo un’ultima parola importante che vi ha accompagnato durante la quaresima, e se ci riflettiamo anche in questo periodo di Pasqua caratterizzato del corona virus: deserto.

Il deserto è stato il luogo di inizio della quaresima, e nella Pentecoste vediamo quanto ha fruttato 

DESERTO in ebraico מִדְבָּר (Midbar)! 
Questo termine è molto complesso e si apre a diversi significanti. Il significato primario deriva da una radice aramaica che corrisponde alla radice נ ה ג che si apre al tema del GUIDARE, CONDURRE,  offre l’idea del pascolare il gregge in terre non adatte ad essere coltivate. 
Il Signore riesce a guidarti e a darti un nutrimento dove ci sono delle asperità.

Nel deserto c’è la via: di nuovo emerge l’idea che nulla è impossibile a Dio: come dalle ceneri di arriva sl fuoco fuoco, così il Signore apre una strada nel deserto.

Deserto in ebraico significa: in mezzo alle parole. דבר = parola, מ = in mezzo

il termine “parola” in ebraico si scrive anche come il termine Pascolo.
דֹבֶר (Dovèr) è il LUOGO DEL PASCOLO. 

Nel deserto scopro il silenzio, sono in uno spazio tra le parole: una pausa per ascoltare meglio, per metabolizzare le parole, nutrirmi 

DESERTO מִדְבָּר (Midbar) è scritto esattamente come 
מְדֻבָּר (Medubbar) che vuol dire “Parlato, dentro di noi?”
Cosa risuona nel silenzio della nostra interiorità che ci ricorda il DESERTO מִדְבָּר (Midbar)? 
Il Luogo del risuono intimo e dell’ascolto. Dio si è manifestato a Elia nel suono di una VOCE DI SILENZIO SOTTILE 
קוֹל דְּמָמָה דַקָּה (Kol demamàh dakkàh) nel deserto. 

In ebraico ogni lettera ha un valore numerico, come nelle lettere romane dove ad esempio “V” vale 5, “X” vale 10.
Le lettere quindi si possono sommare ed individuare un valore numerico.

Inoltre è uso nella tradizione ebraica spostare le lettere, anagrammarle, permutare,  per trovare altri significati.


Se permuto le lettere di מִדְבָּר (Midbar), scopro un bel messaggio: דָם רָב (Dam rav) che vuol dire: Tanto sangue, vita, energia e tanta luce. 
Il deserto è quindi il luogo  della re-energizzazione per eccellenza! 

Infine se sommo i valori numerici delle singole lettere che formano la parola “deserto” ottengo il numero 246 per trovare ulteriori spunti di riflessione che come sempre sono infiniti.  

Il valore 246 esprime l’espressione 
זֶה זָהָב טָהוֹר (Zèh zahav tahor), che vuol dire:
QUESTO (È) ORO PURO.
Trovo  una  altra parola che ha lo stesso valore numerico:
קוֹצִים (Kotzim) SPINE. 

E nel deserto trovo le spine da affrontare e certo non mancarono al popolo nel deserto, nella solitudine una persona deve affrontare se stesso e può essere faticoso.
Ma è la via per trovare l’oro!!!!

Buona festa di Pentecoste 

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