giovedì 2 aprile 2020

Resilienza Biblica

Resilienza — alcuni testi biblici da meditare che possono aiutarci


Prototipo: Dio e Mosè si oppongono al Faraone. Ma la Scrittura accosta all’epica della resistenza l'arguzia della resilienza. 

Quest’ultima sta a indicare la capacita di far fronte a urti improvvisi, senza spezzarsi; di reagire alle tragedie della vita, senza farsene travolgere. Essa si differenzia dalla classica resistenza perché batte strade più ordinarie, si avvale di mezzi quotidiani. Inoltre, si muove sul terreno altrui, senza la possibilità di tracciare preventivamente strategie, inventandosi, dunque, risposte sul campo.


Primo brano da usare 

La vicenda di Tamar, la nuora di Giuda, narrata al capitolo 38 della Genesi. 
Allontanata dal suocero, dopo la morte dei primi due mariti, entrambi figli di Giuda, con la promessa che avrebbe sposato il loro fratello più piccolo una volta cresciuto, secondo quanto prescrive la legge del levirato, Tamar deve prendere atto che Giuda non ha alcuna intenzione di adempiere la legge, temendo per la sorte dell’ultimo figlio. Che fare? Tamar, certo, avrebbe potuto rivendicare il rispetto della legge, portando sul banco degli imputati il suocero. Ma solo in teoria. Di fatto, una donna non aveva questo potere, in una società patriarcale. Ed ecco, allora, che si inventa una soluzione «al di là del bene e del male». Si traveste da prostituta e adesca il suocero, rimanendo incinta di lui.

Secondo brano

Pensate alle levatrici che entrano in scena nella pagina iniziale dell’Esodo. Queste donne devono applicare il decreto del faraone che ordina di far morire tutti i neonati maschi degli ebrei. Che fare? Le levatrici, certo, avrebbero potuto dare le dimissioni e fomentare la sollevazione di fronte al progetto genocida. Con quale possibilità di successo? Praticamente zero! E allora si inventano la storia che le donne ebree sono più forti delle egiziane e partoriscono senza ricorrere alle ostetriche.
Prima dell’epopea dell’esodo, queste due vicende, in chiave minore, narrano di una fedeltà al Dio della vita e di un’opposizione alla potenza mortale del male che non indossa le vesti della resistenza. Invece che creare un fronte compatto, disposto al martirio pur di difendere la giustizia:

  • Tamar e le levatrici si muovono sul terreno impervio dell’astuzia. 
  • Non sono preoccupate dei principi né della moralità personale. 
  • Siano pure giudicate donne di malaffare e bugiarde: ciò che conta è che la vita abbia l’ultima parola.

La strategia della perla

La resilienza osa proporre di trarre vantaggio dalle sconfitte, di vivere le ferite come feritoie, aperture di nuovi orizzonti. Come la perla, prodotta da una lesione dell'ostrica. Senza la ferita, la perla non avrebbe potuto crearsi.

La perla della fede cristiana e la croce di Gesù, una sconfitta che «racchiude in sé anche la benedizione» (D. Bonhoeffer), ovvero quell’essere-per-altri, che consente di uscire dal cuore ripiegato su di sé. 

Qui la morte non è più negazione della vita ma manifestazione di una diversa felicità, della ritrovata libertà di amare.

Vediamo altre storie della Bibbia

Insieme alla storia di Gesù, la Bibbia narra di altre perle create dalle ferite. 

La vicenda di Giuseppe è esemplare al riguardo. E’ proprio questa storia a farci capire perché non è bene mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male (Gen. 2, 16-17): perché nelle vite umane la linea di confine tra il bene e il male non è sempre nitida, e il male può essere volto nel suo contrario. Ai fratelli che, dopo la morte del padre Giacobbe, temono la vendetta, Giuseppe dice: «Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso (Gen. 50, 20)».

Una fede resiliente. Ciò che con termini contemporanei chiamiamo resilienza traduce bene quell’atteggiamento mobile e vivo, di cui parla Bonhoeffer, con cui i credenti sono chiamati ad affrontare e rendere feconde le situazioni anche più drammatiche. Indica quella sapienza che non si lascia mai paralizzare dalla potenza del negativo e apre strade nuove, frutto della passione per il sogno di Dio e dell’intelligenza umana. E’ la capacita di ingegnarsi, giostrandosi tra mille pericoli, affrontando le difficolta ed uscendone rafforzati.

Occorrono astuzia e creatività: una dotazione che Gesù fatica a scorgere nei credenti: 


“I figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce”. (Lc. 16, 8)

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