martedì 31 marzo 2020

il fallimento di Mosè

https://youtu.be/v-JLf_KEm1A

Il video qui sopra in link tratta un episodio della vita di Mosé.
Mosé compie la sua prima uscita ma non è ancora il suo esodo. Lui, salvato dalle acque , sente l’istanza di salvare. 
Ma non è ancora giunto il momento.

giovedì 26 marzo 2020

Salvaci ora



Gv 7,1-2.10.25-30
  Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora.

È molto interessante che il Vangelo sia ambientato durante la festa delle capanne    (סֻכּוֹת - sukkot). 
Nella Torà (Levitico, 23, 41-43) infatti troviamo scritto: “E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all’anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d’Egitto”.




Un precetto fondamentale della festa è il lulàv: un fascio di vegetali composto da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro che va agitato durante le preghiere. Forte è il significato simbolico del lulàv: 
  1. la palma è senza profumo, ma il suo frutto è saporito; 
  2. il salice non ha né sapore né profumo; 
  3. il mirto ha profumo, ma non sapore ed infine 
  4. il cedro ha sapore e profumo. 
Sono simbolicamente rappresentati tutti i tipi di uomo: tutti insieme sotto la sukkà. 
Secondo un’altra interpretazione simbolica 
  • la palma sarebbe la colonna vertebrale dell’uomo,
  • il salice la bocca, 
  • il mirto l’occhio 
  • ed infine il cedro il cuore. 

L’uomo rende grazie a Dio con tutte le parti del suo essere.
L’uomo è disposto a mettersi al servizio di Dio anche nel momento in cui sente che massima è la potenza che ha raggiunto: ha appena raccolto i frutti del suo raccolto, ma confida nella provvidenza divina e abbandona, anche se solo per pochi giorni, la sua dimora abituale per abitare in una capanna. 
Capanna che è insieme simbolo di protezione, ma anche di pace fra gli uomini. 
“E poni su di noi una sukkà di pace” riecheggiano infatti i testi di numerose preghiere.

”Quando li feci uscire dal paese d’Egitto”.
“Efraim dice: ‘È vero, io mi sono arricchito,
mi sono acquistato dei beni;
però, in tutti i frutti delle mie fatiche
non si troverà nessuna mia iniquità, niente di peccaminoso’.
Ma io sono il Signore, il tuo Dio, fin dal paese d’Egitto;
io ti farò ancora abitare in tende, come nei giorni di solennità”. – Os 12:9,10.
   L’autosufficienza, perfino la buona posizione di cui possiamo godere, non deve farci mai dimenticare che è Dio che ci salva e ci trae da tutti gli Egitto del mondo.
 Abitare temporaneamente fuori dalla nostra casa aiuta il popolo di Israele a imprimere nella mente che dobbiamo affidarci a Dio con fede.
 Lasciare le nostre case per partecipare alla Festa è un simbolo della nostra fede in Dio. Il popolo di Dio deve imparare l’ubbidienza. La Festa è un simbolo della nostra uscita, del nostro Esodo dai sistemi del mondo. Dio ci ha portato fuori da ogni Egitto verso una meravigliosa Terra Promessa.
Durante quindi questa festività del secondo raccolto il popolo di Israele esce dalle case e va a vivere nelle capanne. Dopo la abbondanza dei doni della terra sono chiamati a ricordarsi che sono stati pellegrini, nel deserto e che la terra è un dono. Tra le frasche delle capanne sono invitati a guardare il cielo ed invocare “Osanna”, cioè “Salvaci Ora”.
Un’invocazione di salvezza che parte dal riconoscersi precari, fragili nella tenda che sono il nostro corpo e la vita.
Gesù in questo contesto si mostra Signore della salvezza. Sarà lui ad andare incontro liberamente alla croce, volontariamente, e quella sarà l’ora.
Anche noi oggi diciamo “Osanna -
‎הושיעה נא” prima della consacrazione, perché riconosciamo che quella ora è oramai compiuta.



 Chiedo al Signore di vivere bene la messa di oggi, come un Pellegrino che cerca l salvezza ORA”

mercoledì 25 marzo 2020

Le ferite dell’anima non hanno protesi

https://www.youtube.com/watch?v=jnFUP-5dn8U&feature=share




Il video che vi propongo è tratto dal film “Profumo di donna” con uno spettacolare Al Pacino. 
Può essere un buon commento al Vangelo di di Giovanni (Gv 5,31-47) che ci mostra Gesù che reagisce sotto accusa. Sembra un Gesù diverso da quello che osserviamo  silenzioso davanti a Pilato. 
A un primo sguardo Gesù sembra difendersi in realtà sta portando la luce nei cuori dei suoi accusatori. Certo, sappiamo che la luce è venuta nel mondo, ma il mondo ha preferito le tenebre.
Gesù prova a fare chiarezza.
Egli dice la verità per sbaragliare l’ipocrisia di una falsa fede che si ostina a pregare a occhi chiusi, senza mettersi di fronte a Dio è al prossimo.
Alla lunga questo atteggiamento stigmatizzato da Gesù porta alla durezza del proprio cuore e a ferire ed offendere le anime.



Al Pacino, nel film “Profumo di donna”, nei panni di un avvocato cieco che cerca di difendere uno studente accusato ingiustamente, afferma che “per le ferite dell’anima non ci sono protesi”.




E allora facciamo nostro l’invito di Gesù a gettare via le maschere. A togliersi i calzari, fermarsi davanti all’anima del fratello che ci di trova innanzi, perché è un luogo sacro.



Ma come fare?

Nessun apprendimento può aver realmente luogo senza che le certezze cristallizzate nella nostra mente siano abbattute, e spesso è necessario che queste periscano affinché nuove consapevolezze possano svilupparsi. Giorgio Bassani, nel Giardino dei Finzi Contini, lo esprimeva così:
Nella vita, se uno vuol capire, capire sul serio come stanno le cose di questo mondo, deve morire almeno una volta.”





venerdì 20 marzo 2020

Esame di coscienza generale

L'esame di coscienza... non è male conoscersi un po’


L'esame di coscienza

Un metodo per comunicare con Dio: l'Esame di coscienza degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio di Loyola adattato alla sensibilità contemporanea.

Preparazione:

Accendi una candela oppure richiama alla memoria una situazione che evoca in te l'esperienza di amore incondizionato. Per esempio, immagina di essere nel tuo luogo preferito in compagnia di qualcuno di cui ti fidi, con un amico o un'amica, con Gesù, con Dio. 

Tenendo i piedi ben appoggiati sul pavimento, respira profondamente per qualche minuto, visualizzando l'aria che sale dalla punta dei piedi e scorre nel corpo fino a riempire i muscoli dell'addome e poi il petto. Inspira amore incondizionato e, espirando, diffondi quell'amore nello spazio intorno a te.

1. Porta una mano sul cuore e chiedi a Gesù, al Padre, o a Maria, di suggerire alla tua memoria, al tuo cuore, il momento della giornata per il quale sei più grato/a. 

Se ti fosse consentito di rivivere un particolare momento della tua giornata, quale sceglieresti? Quando sei stato più aperto/a nell'offrire e nel ricevere amore, oggi? Chiediti quali parole, quali gesti hanno reso tanto speciale quel momento. Respira con la stessa gratitudine provata allora e nutriti ancora della vita che ti ha donato.

2. Chiedi a Dio di suggerire alla tua memoria, al tuo cuore, il momento della giornata per il quale sei meno grato/a. Quando sei stato/a meno capace di dare e di ricevere amore? Chiediti quali parole, quali gesti hanno reso tanto difficile quel momento. Fermati a osservare quello che provi, senza tentare di cambiarlo o di modificarlo in qualche modo. Se lo desideri, respira profondamente diverse volte lasciando che l'amore di Dio ti riempia precisamente nello stato d'animo in cui ti trovi.

3. Ringrazia per tutto ciò di cui hai fatto esperienza durante la breve preghiera. Se è possibile, condividi con un amico o un'amica quello che desideri condividere di questi due momenti.


Proviamo nel dettaglio 

Mi preparo...

Mi rivolgo al Signore invocando lo Spirito Santo per cogliermi alla sua presenza. Mi posso aiutare con uno sguardo su un’immagine sacra a me cara, con un segno di croce, con una Parola di Dio che mi tocca particolarmente…
Mi raccolgo nel cuore, per poter vedere tutta la mia persona davanti al Signore, con i suoi occhi.

Chiedo un dono...

Domando di vedermi come Dio mi vede, con il suo sguardo d'amore, nella totalità della mia storia.

Faccio memoria...

Ripercorro la giornata, dialogando con il Signore su tutto ciò che è accaduto (le situazioni, gli impegni, gli incontri, le parole, i gesti, i pensieri e i sentimenti più significativi).

Riconosco...

Tra i vari avvenimenti che ho vissuto, cerco di scorgere dove il Signore mi si è manifestato. Un volto, una situazione, un gesto...
Guardo anche quegli atteggiamenti di chiusura, dove il cuore sente che non ha corrisposto a come Lui mi vede nel suo amore.

Riparto...

Parlo con il Signore riguardo a una realtà che accompagno in questo periodo con maggior attenzione spirituale: il punto debole su cui voglio lavorare in questo periodo per migliorare.

Termino...

Chiedo allo Spirito Santo di mantenermi nell'unione con il Signore, perché io continui a guardare me e gli altri con l’intelligenza del cuore.

Alcune domande che aiutano a osservare la giornata insieme con Dio:
 Di che sono sono più grato/a oggi?
 Quando ho ricevuto più amore, oggi?
 Quando mi sono sentito/a più vivo/a?
 Quando sono stato/a più felice?
 Qual è stato il momento più alto della giornata?
 Quando ho sentito un forte senso di appartenenza?
Quando fare l'esame di coscienza?
1. Ogni sera.
2. Dopo un evento o una conversazione speciali.
3. Alla fine dell'anno.
4. Quando si riflette sulla vita passata.
 Di che cosa sono meno grato/a oggi?
 Quando ho ricevuto meno amore, oggi?
 Quando mi sono sentito/a meno vivo/a?
 Quando sono stato/a meno felice?
 Qual è stato il momento più basso della giornata?
 Quando ho sentito un forte senso di non- appartenenza?

Nelle Canne .... Come uscirne?

https://youtu.be/zkXKUz5GJDA

La Torah

Ecco un altro video sul libro dell’Esodo.
Proviamo a fare un piccolo esercizio, una attività di memoria.
Ciascuno di noi provi infatti a fare quello che si chiama “esame della coscienza particolare”.



In cosa consiste?
Ognuno di noi deve individuare quella cosa, quel peccato dal quale vuole essere salvato. Si tratta di trovarne uno solo!!!
Quando si va a caccia bisogna mirare e non sparare nel mucchio.
Al mattino, quando ci si alza, si chiede a nostro Signore, invocando lo Spirito Santo, la mancanza che vogliano vincere.
Fissiamo il nostro proposito, avendo ben chiaro che dobbiamo chiedere la grazia di Dio.
A metà giornata ed anche alla sera ripensiamo a quante volte siamo caduti. Mi raccomando però di pensare alla situazione analizzata senza senso di colpa e scrupoli.
Facendo così prendere coscienza di come siamo. Di fatto succederanno alcune cose:
  1. Ogni volta che cadremo in quel peccato ce ne accorgeremo subito;
  2. Converrà sorriderci anche un po’ sopra nel senso di non distruggerci dal senso di colpa
  3. Capiremo che non siamo così perfetti e che quindi non è proprio il caso di essere superbi
  4. Ci convinceremo che non corretto giudicare gli altri, ma che anche noi dobbiamo fare un certo cammino
  5. Noteremo che i difetti che troviamo negli altri li abbiamo noi

giovedì 19 marzo 2020

Custoditi

Provare per credere, se infatti fai esperienza di quanto è piacevole sentirsi custodito vedrai che inizierai un percorso di liberazione.
Non si tratta di trovare un nido o di nascondersi in una tana.
La strategia è invece quella di gestire il tempo trovando dei momenti di silenzio.
Custodisci il tempo ed il tempo di custodirà. 
Nei momenti di silenzio è molto importante trovare un posto comodo ed iniziare facendo una domanda. “Cosa voglio da questo momento?”
È un tempo per se stessi in vista di andare nel
mondo più protetti, anzi meglio: custoditi.
È un secondo passo importante. Il primo è iniziare a vedere dov’è il nostro tesoro.
Il secondo è gustare quanto sia possibile stare con se stessi. Provo ad immaginare il contesto che ti rende tranquillo. Cosa lo disturba?
Cosa senti? Prova quindi ad appuntare i sentimenti senza giudicarti





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