lunedì 6 aprile 2020

Tra il dire e il fare

La mia persona inciampa davanti alla passione di Cristo, come quella di Giuda e di Pietro.

Gesù con un gesto finissimo di amore rivela il buio che c’è nel cuore di Giuda. Con la sua amicizia il Signore mi mostra il peccato dal quale devo essere salvato, che è quello di non saper distinguere il bene dal male. Si tratta della istanza morale, etica.

Con le parole dette a Pietro il maestro mi fa capire come esista un bene apparente dal quale stare attento, un bene torbido: il voler conquistare il Regno di Dio con le mie forze. È la questione del discernimento. 


“Prima che il gallo canti”. Nella seconda preghiera delle BENEDIZIONI MATTUTINE il pio ebreo dice: 


“Benedetto Tu יהוה , nostro Dio Re del mondo che dai al GALLO l’intelligenza per distinguere il giorno dalla notte”. 


Ho scoperto che questo vocabolo, שֶֹכְוִי(Sechvì) Gallo, in ebraico,  traduce anche la parte più intima e profonda del CUORE  DELL’UOMO! 


‘Erev (sera) vuol dire confusione, perché gli oggetti perdono progressivamente i loro contorni, per la vista umana. Bòqer (mattino) vuol dire distinzione, perché gli oggetti assumono progressivamente la loro identità, per la vista umana. 


Come sottolineano i profeti e come sviluppa il midrash, la creazione della luce e del buio corrisponde alla creazione del bene e del male. Qualunque cosa siano il bene ed il male, ambedue  trovano la loro collocazione nelle leggi dell’universo e nella libertà dell’uomo.


Solo quando si è capaci di entrare nel buio e di vedere, in anticipo, il giorno che verrà, si può diventare liberi.

Non esiste libertà senza uscita dalla schiavitù.


Si potrebbe forse pensare, riferendosi al tradimento di Pietro, che prima che si svegli la coscienza addormentata, il buio interiore, l’apostolo rinnegherà Gesù. Sembra quasi un riferimento a una coscienza addormentata, a un buio interiore incapace di distinguere il vero bene. Forse dentro di sè Pietro aveva ancora la confusione, l’indeterminatezza della notte e non era in grado di intravvedere la luce del giorno, gli mancava il dono della speranza. Quando la luce del volto di Cristo illumina Pietro ecco che si risveglia la coscienza dell’apostolo che scoppia in pianto.




Si può quindi riferirsi alla vocazione del cuore umano che deve imparare a distinguere tra il buio e la luce, tra il bene e il male.

Nel buio, prima che il gallo canti, Pietro non riesce ancora a vedere il vero bene. Ci vorrà la Pentecoste per illuminare la sua anima.


Il vocabolario ci offre anche un’altra interpretazione della parola gallo : שֶֹכְוִי (Sechvì) è una costellazione o raggruppamento di nuvole alle quali il Signore ha dato SAGGEZZA חָכְמָה (Chochmàh) affinché possano operare sulla terra secondo la Sua Volontà! Prima che il gallo canti, prima dell’alba nel cuore l’uomo non ha saggezza, cioè capacità di discernere il vero bene. Cristo, luce del mondo, donandoci lo Spirito Santo, ci permette di raggiungere la vera sapienza.


La gematria, cioè il valore sommato delle lettere, di שֶֹכְוִי (Sechvì) è 336 come la parola שְׁאֵלָה (Sheelàh) DOMANDA. 

Probabilmente cogliere quotidianamente la differenza fra il bene e il male è proprio una delle domande più frequenti e difficili perché è facile perderci e allontanarci dalla Luce. 


Pietro nel buio non riusciva a porsi questa domanda su chi era veramente per lui Gesù: forse chiuso ancora in se stesso, con una coscienza addormentata. Anche se Gesù glielo aveva detto: “ma voi chi dite io sia?”



Provo ora a tirare delle conclusioni cercando di rendervi partecipi del mio ragionamento e come abbia compreso  l’importanza di avere un gallo che canti nella mia coscienza.


Tempo fa ho letto un racconto che ha come protagonista Rabbi Joshua ben Levi. Era un uomo che passava molto tempo in preghiera, una preghiera meditativa, quella che noi cristiani chiamiamo “preghiera del cuore”. Durante questo momento di preghiera ebbe una illuminazione e riuscì a sentire il profeta Elia.


un giorno rabbi Joshua ben levi interrogò il profeta Elia:

«quando verrà il messia?»

Elia rispose: «Va’ a chiederglielo». 

rabbi Joshua disse: «ma dov’è?» 

Elia rispose: «alla porta di roma». 


«E come lo riconoscerò?».


«Siede fra i lebbrosi mendicanti.

ma mentre questi si tolgono

e si rimettono le bende tutte in una volta, il messia si toglie le bende a una a una

e se le rimette una alla volta.

Egli pensa che

dio lo può chiamare in ogni momento

a portare la redenzione

e si tiene sempre pronto».


rabbi Joshua andò da lui

e lo salutò: «pace a te, maestro!» 

«pace a te, figlio di levi!» 

«quando verrai, maestro?» 


«oggi». הַ֝יּ֗וֹם



più tardi rabbi Joshua ben levi

si lamentò con Elia:

«il messia mi ha mentito.

Ha detto che sarebbe venuto oggi, e non è venuto».



Donami allora Signore di gustare il sapore della tua amicizia per rigettare l’amaro male. Aiutami a vedere la luce del vero bene per un buon discernimento.

Per tutto: Salvami con la tua Grazia

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