Luca 24, 36-43
Una prima cosa che si nota nel Vangelo di oggi è che Luca non dice che Gesù si presenta, o entra. “Gesù STETTE in mezzo a loro”: Gesù risorto non è quindi una persona che va e che viene, ma è presente in mezzo si suoi discepoli sempre.
Anche per noi oggi è così: Gesù c’è sempre .
Ho fatto caso ad altre due cose.
L’importanza del verbo “vedere”.
“Credevano di vedere un fantasma”. Luca qui usa il verbo “theorein - θεωρείν» che è lo sguardo dello spettatore, che osserva ma non è ancora interessato ad andare oltre a quello che vede nella scena. Luca mette successivamente sulla bocca di Gesù un altro modo di rendere il verbo “vedere”: “idete - ιδετε» che indica un vedere che coinvolge gli altri sensi: un invito a fare una esperienza ricca e coinvolgente.
Mi aiuta molto nella preghiera farmi coinvolgere dalla scena del Vangelo e dalla realtà che mi circonda: un occhio al Vangelo ed un occhio a dove metto i piedi. Sant’Ignazio ricordo che dice sempre di dire nella preghiera “cosa voglio” per capire da dove si parte in pratica.
Per essere sempre meno “theorico”.
Altra cosa è L’emozione degli apostoli: viene descritta diversi da verbi.
In particolare è degno di nota come Gesù descrive il turbamento degli apostoli: viene impiegato il verbo “tarasso” che indica uno stato d’animo agitato, sottosopra, come un mare in tempesta; una agitazione che letteralmente “sale dal ... cuore”; si tratta di una paura profonda che non soltanto sopravviene ma sale, come qualcosa che invade e aumenta sempre più.
Questo a me dice in particolare due cose:
- L’importanza di ascoltare le emozioni durante la preghiera senza necessariamente giudicarle
- La paura è propedeutica a una gioia più grande: occorre attendere, guardare in un modo diverso
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